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sabato 22 settembre 2012

L’evasione fiscale – arma di distrazione di massa – parte 2

Mi raccontava Mr. Goodkat che se uno Stato si trova sull’orlo del fallimento perché non puoi più pagare il suo debito, prima strangola i suoi cittadini con più tasse e con la famosa riduzione della spesa pubblica (leggi: riduzione dei servizi al pubblico), e poi comincia a svendere!
E qui arriviamo al vero scopo di tutto questo gioco perfettamente architettato –mi spiegava Mr. Goodkat. Il vero disegno di grandi finanzieri, banche, assicurazioni… è di mettere le mani sulle proprietà dei vari Stati. Prima si toglie la sovranità monetaria agli Stati, così da impedirgli di essere padroni della propria economia e trasformarli in pesci rossi in balìa degli squali; poi li si porta al fallimento attraverso le speculazioni e applicando una tassazione predatoria alle medie-piccole imprese –quelle che fanno la ricchezza di un Paese. A questo punto iniziano le privatizzazioni: i soggetti privati verso cui lo Stato è indebitato si accaparrano palazzi storici, coste, parchi, isole, ma anche acqua, scuola, sanità, elettricità, gas, strade e tutto ciò che gli Stati possiedono e gestiscono. Beni comuni che la struttura pubblica mette gratuitamente a disposizione di tutti per il bene di tutti, ma che l’oligarchia finanziaria internazionale vuole per sé per ricavarci profitto.
Qualcosa di simile era già stato fatto negli anni ’90 quando, in seguito a un attacco speculativo di George Soros, furono smantellati e svenduti interi settori dell’economia italiana: Italtel, IMI, ENI, Fincantieri, Telecom, ecc.
In realtà, la stessa BCE, sotto la veste di autorità “tecnica” ( e quindi teoricamente imparziale, terza, ecc. ), indossa l’abito del principale attore nella vicenda, poiché essa impone a Stati sovrani di cedere la residua sovranità e di implementare determinate politiche sociali e di bilancio, tese a distruggere i tessuti produttivi dei Paesi bersaglio, per poi far ricomprare tutti i beni, attraverso le privatizzazioni, alle propaggini periferiche dell’oligarchia ( grandi finanzieri internazionali che si muovono al di sopra di Stati, partiti, religioni… ).
Tutto ciò inneggiando all’irreversibilità dell’euro: le parole d’ordine dei politici infatti sono “non si torna indietro” e “l’euro va preservato a tutti i costi”, perché così conviene ai poteri oligarchici da cui sono manovrati, i quali mirano a distruggere le economie dei singoli Stati per poterseli letteralmente comprare a un prezzo stracciato, esattamente come quando si porta un’azienda sull’orlo del fallimento per poterla poi acquisire a un prezzo minore.
In tal contesto, il silenzio e l’ignavia dei politici sono sintomatici del loro totale asservimento a questi poteri oligarchici. Loro svolgono il ruolo dell’amministratore delegato di un’azienda che si è venduto ai concorrenti e porta la sua azienda al fallimento in maniera che i concorrenti possano acquisirla a un prezzo minore, intascando una percentuale per aver svolto questo sporco lavoro. E i continui richiami dei politici – e dei media asserviti – alla lotta all’evasione fiscale ( “dagli all’evasore”, “dagli al finto cieco che intasca la pensione d’invalidità”… ) mirano a convincere il popolino ignorante che sono questi ultimi la vera causa delle nostre disgrazie e non le macro speculazioni internazionali che lavorano per impadronirsi dei beni patrimoniali nazionali.
In questo modo si divide il popolo stesso, si fa leva sul desiderio inquisitivo e punitivo delle masse (ognuno guarda l’altro con sospetto ed è pronto ad accusarlo di essere un evasore), distraendo le folle dalle cause reali. Dirottando l’attenzione del cittadino dalle reali cause della crisi, che abbiamo spiegato in questi due post, si acquisisce il consenso popolare riguardo la lotta all’evasione, l’aumento delle tasse, la riduzione dei servizi pubblici. Solo non conoscendo le vere cause della sua condizione il cittadino può essere convinto ad accettare austerity e sacrifici. Perché se sapesse che i suoi sacrifici servono a finanziare i grandi speculatori stranieri e non a raddrizzare l’economia del suo Paese, forse non chiederebbe con accanimento lo scontrino al commerciante, convinto di punire un ladro e aiutare la ripresa della sua nazione!
Poi Mr. Goodkat –che di economia ne capisce più di me– mi fa notare qualcosa che, una volta che te l’hanno spiegata, pensi subito: Cavolo… è ovvio che sia così!
La lotta all’evasione portata avanti in maniera massiccia, in questo periodo storico non può che peggiorare la situazione, perché le piccole aziende che evadevano, adesso si sentono strangolate e chiudono, e quelle che non chiudono entrano in un clima di paura dove non assumono personale e non acquistano più macchinari. In pratica, se tu costringi a pagare le tasse chi non le pagava, proprio in un periodo di forte crisi, non fai altro che obbligarli a chiudere o smettere di fare nuovi investimenti. E la situazione già critica, precipita. Infatti questo è esattamente ciò che sta accadendo.
Detto senza perifrasi, l’attuale lotta all’evasione fiscale e contributiva ha la mera funzione di drenare ricchezza reale da famiglie e imprese medio-piccole ( perché i grandi evasori sono e restano intoccabili ) verso le banche italiane e straniere che, come abbiamo visto, sono detentrici di buona parte del nostro debito pubblico. Mi spiega Mr. Goodkat che la lotta all’evasione è un’azione dannosa se il vero obiettivo vuole essere la ripresa economica. Secondo voi gli economisti non sanno bene che le tasse vanno fatte pagare in maniera severa quando l’economia è florida, non quando tutti faticano a tirare avanti? Lo sanno eccome, ma i politici stanno facendo l’esatto contrario: massimo lassismo quando le cose vanno bene e “Santa Inquisizione” quando le cose vanno male. Il problema, come ogni persona intelligente capisce, va risolto a monte, nella revisione di tutto il sistema economico al fine di limitare il potere delle grandi corporazioni, delle lobby, di coloro che manovrano capitali con le cui cifre solo gli astronomi riescono a raccapezzarsi!
Non si può risolvere questa situazione andando a cercare i soldi nelle tasche dei cittadini, anche se sono colpevoli perché sono evasori –e anche se questa è la prima soluzione che ti viene in mente quando fai il ministro–, perché se assumiamo meno personale, investiamo meno, siamo tutti più poveri e compriamo meno… il denaro non circola più e la crisi non può che accentuarsi. Dal tempo dei Romani a oggi, se si vuole che l’economia resti in salute e il denaro circoli, tutti i grandi leader hanno sempre saputo come fare: investire in grandi opere pubbliche, incentivare al massimo l’impresa, l’imprenditoria, l’iniziativa del singolo… sgravandola di tasse, e far pagare meno tasse ai contribuenti in modo che abbiano più soldi in tasca per ricominciare a comprare (il Partito Italia Nuova nel suo nuovo sistema fiscale propone, fra le altre cose, di pagare in busta paga il lordo anziché il netto ai dipendenti).
Insomma, ciò che andrebbe fatto, è tutto il contrario di quello che si sta facendo oggi!
A una mente lucida queste manovre non possono che apparire folli, a meno che –e qui torniamo sempre sullo stesso punto– lo scopo non sia la ripresa economica, bensì la svendita del Paese. In questo caso i conti tornano e si comprende che le manovre attuali sono le più giuste e le più efficaci.

Salvatore Brizzi

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